P. Hersche: Musse und Verschwendung

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Titel
Musse und Verschwendung. Europäische Gesellschaft und Kultur im Barockzeitalter.


Autor(en)
Hersche, Peter
Erschienen
Freiburg-Basel-Wien 2006: Herder Verlag
Anzahl Seiten
1206 S.
Preis
URL
Rezensiert für infoclio.ch und H-Soz-Kult von:
Immacolata Saulle Hippenmeyer

Dopo l’interessante lavoro dedicato all’Italia nell’età barocca, Italien im Barock-Zeitalter, 1600- 1750. Eine Sozial- und Kulturgeschichte, pubblicato dalla casa editrice Böhlau Verlag (Wien-Köln- Weimar) nel 1999 – si veda, in merito, l’autopresentazione che ne fa lo stesso Hersche, in AST, 126 (1999), pp. 187-190 – l’autore, fino a qualche anno fa professore di storia all’Università di Berna, rivolge in questa nuova pubblicazione la sua attenzione al resto dell’Europa e ci propone un’opera in due volumi sulla società e la cultura barocca europea. La scelta del titolo non e` casuale: ozio e sperpero sono due espressioni che associamo volentieri al barocco; l’autore cerca però di vedere al di là dei luoghi comuni e di mettere in luce i differenti aspetti della vita di quel tempo. Per fare ciò suddivide il suo lavoro in diversi capitoli dedicati alla storia sociale e a quella economica, ma anche alla storia della cultura e della mentalità dell’epoca. L’analisi delle molteplici sfaccettature riesce a fornire alla fine un quadro a tutto tondo di un periodo storico amato da una parte per la sua fioritura culturale e artistica – si pensi per esempio alla musica o all’architettura –, dall’altro criticato però per la ridondanza e lo spreco. Con questo studio approfondito sul barocco, che per primo tiene conto delle peculiarità di tutti i paesi cattolici europei, l’autore colma una lacuna finora esistente nella storiografia e ci presenta la sintesi di un’epoca.

I termini cronologici di questa dettagliata ricerca sono dettati da una parte dagli sforzi, rimasti in gran parte infruttuosi, di mettere in pratica le idee di riforma religiosa della chiesa cattolica seguite al Concilio di Trento, intrapresi negli ultimi decenni del XVI secolo, dall’altra dalla nascita dell’Illuminismo antibarocco alla fine del XVIII secolo; nello studio viene tuttavia preso in considerazione anche il neobarocco del XIX e XX secolo e il definitivo tramonto del barocco dopo la seconda guerra mondiale.

Come introduzione al tema l’autore prende in esame i presupposti storici, ossia i differenti approcci alla storia sociale della religione, la tesi di Max Weber sul rapporto tra protestantesimo e capitalismo, i diversi tipi di cattolicesimo che possono presentare aspetti molto diversi a seconda delle aree geografiche, e i tentativi di riforma cattolica seguiti al Concilio di Trento (1545-1563). Che il barocco fosse un “fenomeno tipicamente cattolico” fu postulato già nel 1921 da W. Hausenstein. Hersche riprende questa tesi e ci mostra come nel barocco la cultura religiosa domini ogni ambito della vita profana. Ma proprio perché la chiesa cattolica ricopre un ruolo di tale importanza, l’autore si chiede se si possa parlare del mondo cattolico come di un blocco unitario, mentre nel mondo protestante si distinguono le diverse correnti (Luteranesimo, Calvinismo, Anglicanismo) e i diversi gruppi di riforma radicale. L’esame delle realtà storiche dei paesi cattolici europei mette in evidenza le profonde differenze esistenti. Mentre in Italia, Spagna e Portogallo i moti protestanti furono soffocati sul nascere e non provocarono conflitti interni, i cattolici dei paesi di lingua tedesca combattevano contro un nemico, con il quale erano costretti a convivere. Queste tensioni sociali sfociarono periodicamente in guerre civili di carattere confessionale che lasciarono un segno profondo nella società e nel modo di praticare la religione. Il cattolicesimo francese si distingue infine da quello dei paesi di lingua tedesca come anche da quello degli altri paesi del sud e viene definito dall’autore come “classicista”. Non a caso proprio in Francia la riforma tridentina, che fallì negli altri paesi cattolici, fu realizzata con successo e in maniera sistematica.

Nel capitolo dedicato alla storia sociale si parla delle peculiarità della società cattolica, del clero, dei conventi come forma di vita tipicamente cattolica e del ruolo dei laici nella Chiesa. L’Europa del XVII e XVIII secolo si presenta come un mondo costituito da due differenti culture con una forte impronta confessionale. L’analisi dell’“etica protestante” di Max Weber mette in luce il nesso esistente tra confessione e sviluppo sociale. La consapevolezza, dapprima latente, della differenza confessionale trova una chiara espressione nel periodo illuministico in documenti quali le relazioni di viaggio, molto diffuse nel XVIII secolo. Praticamente quasi tutti gli scrittori, quasi senza eccezione, riconducono le differenze riscontrate nei diversi ambiti di vita in primo luogo alla confessione, e a questo proposito il protestantesimo viene giudicato “progressista”, il cattolicesimo invece “retrogrado”. Sebbene documenti di questo tipo non siano privi di pregiudizi e il valore di tali testimonianze storiche sia relativo, non si può ignorare il fatto che le differenze venissero recepite effettivamente in quanto tali. Studi sullo sviluppo demografico hanno dimostrato che famiglie cattoliche mettevano al mondo in media più figli di quelle protestanti e che a questo proposito esistevano anche marcate differenze tra città e contado e tra le diverse classi sociali.

Il capitolo che l’autore dedica alla storia economica mette in luce anche altri aspetti interessanti al riguardo. Mentre nelle regioni e nei paesi protestanti si sviluppò nel corso dell’età moderna un’attività protoindustriale, nei paesi cattolici, con l’eccezione della Francia e del Belgio, l’agricoltura resto` il ramo economico di maggiore importanza. L’espressione più chiara della mentalità agraria dell’Europa barocca e` riscontrabile soprattutto nel processo di “rinascita dell’agricoltura” (Reagrarisierung) che, in particolare in Italia, causò il collasso nel XVII secolo di artigianato, commercio e sistema bancario e favorì una ripresa della produzione agricola. L’importanza economica assunta dall’agricoltura fece dell’Italia fino al XX secolo il maggior esportatore di prodotti agricoli d’Europa.

Esemplare, per illustrare il rapporto tra attività protoindustriale e confessione, è la relazione di Karl Graf Zinzendorf scritta in occasione di un viaggio in Svizzera nel 1764 per il governo austriaco, che era alla ricerca di modi per favorire nel proprio paese lo sviluppo dell’industria: l’autore riscontrò che solo nei cantoni protestanti era presente una ricca attività industriale e commerciale, mentre le regioni cattoliche, soprattutto la Svizzera interna, non conoscevano nulla di simile, fatta eccezione dei territori, in parte protestanti, soggetti all’Abbazia di San Gallo.

Anche se verso la fine del ‘700 imprenditori protestanti allargarono la ricerca di lavoratori anche alle regioni cattoliche, l’iniziativa imprenditoriale rimase tuttavia quasi sempre nelle mani dei protestanti. Questo spiega anche perché il barocco, pur avendo pervaso tutte le classi sociali, sia rimasto sostanzialmente espressione culturale dell’aristocrazia e della classe rurale, mentre il ruolo della borghesia si può definire marginale. Il barocco si posiziona in questo modo come una cultura mirata alla stabilità e alla conservazione delle tradizioni, la mentalità cattolica che ne è alla base si mostra del tutto estranea a valori come progresso e sviluppo economico tipici dell’etica protestante (Max Weber).

Interessante a questo proposito e` anche il commento del vescovo anglicano Burnet in occasione del suo viaggio in Italia alla fine del ‘600. Egli osserva che, mentre i suoi compatrioti investivano i propri soldi in industria e commercio, i cattolici li investivano nella chiesa. Effettivamente si può dire che nella seconda metà del XVII e ancor più nel XVIII secolo in Italia, come anche negli altri paesi cattolici, ci fu una vera e propria “esplosione” del numero di edifici sacri. Nel XVII secolo furono erette per esempio solo a Napoli 150 nuove chiese. La disponibilità ad investire grosse somme di denaro in istituzioni religiose, i cosiddetti “luoghi pii” (fromme Stiftungen), è motivata dal desiderio di prodigarsi in vita per garantire la salvezza dell’anima dopo la morte, creando in questo modo un “transfer” di capitale monetario in capitale spirituale. Il fenomeno delle fondazioni pie, ben conosciuto anche per il Medioevo, ebbe una stagnazione nel XVI secolo in seguito alla diffusione delle idee riformatrici, per riproporsi poi con ancora maggior forza nell’Europa cattolica barocca. Anche in mancanza di calcoli precisi si può affermare che si tratta senza dubbio di somme miliardarie sottratte all’economia produttiva per essere impiegate in campo devozionale. Questa costituisce un’altra grande differenza tra cattolici e protestanti, poiché per questi ultimi le “buone azioni”, quali erano secondo la mentalità cattolica le opere pie, non avevano alcun influsso sul destino dell’anima. I capitali venivano impiegati piuttosto per scopi filantropici o investiti nell’economia. La commissione di messe per i defunti, l’erezione di altari e la fondazione di chiese venivano criticate come una forma di “sperpero devozionale”, a cui l’etica protestante contrapponeva valori quali il risparmio e l’impiego oculato delle risorse economiche.

La religiosità barocca con la sua opulenza, sontuosità e pompa, mirate al coinvolgimento dei sensi, è vissuta come un’esperienza collettiva ed ha un carattere ostentativo. Elementi tipici del barocco sono la ricerca del piacere e la gioia dell’essere, cioè la capacità di godere del momento senza tener conto dei disagi legati alla vita e rimuovendo la coscienza della propria mortalità`. La gioia di vivere e il godimento dei sensi fanno del barocco una cultura in cui arte e musica raggiungono gli apici, ma esso è anche la cultura dell’ozio, dove il lavoro serve solo per soddisfare i bisogni primari dell’individuo e viene visto perciò come un male necessario. Nel mondo protestante invece, nell’Inghilterra puritana già alla fine del ‘500, si iniziò a dare allo zelo e alla diligenza un valore centrale, mentre tutte le altre attività al di fuori del lavoro venivano viste come inoperosità e inutile perdita di tempo. La cultura barocca dei paesi cattolici si propone quindi come un percorso verso la modernità in alternativa agli ideali progressisti del mondo protestante.

Il libro è corredato da un dettagliato indice tematico, da un registro dei nomi e da una ricca bibliografia con circa 2600 titoli. Per la sua ricerca l’autore ha utilizzato le pubblicazioni fino al 2002, alcune importanti monografie pubblicate dopo questa data sono state sì inserite nell’indice bibliografico, ma se ne è potuto tener conto solo in maniera selettiva.

Non forse completamente felice per un’opera di carattere scientifico è la scelta di ridurre al minimo il numero delle note, scelta probabilmente tesa a favorire la fluidità della lettura e sicuramente motivata anche dal gran numero di pubblicazioni di cui l’autore si è avvalso. A sostituzione delle note P. Hersche colloca alla fine di ogni capitolo – in caratteri più piccoli per differenziarlo dal resto della trattazione – un paragrafo dedicato ai riferimenti bibliografici, che sono in ogni caso esaurienti e completi. Sebbene la scelta di suddividere la vasta materia trattata in diversi capitoli – dedicati alla storia sociale e a quella economica nel primo volume, alla storia della cultura e della mentalità nel secondo – comporti qualche inevitabile ripetizione, nel complesso si tratta di una ricerca completa e di sicura utilità per chiunque voglia avvicinarsi allo studio di questa importante epoca storica.

Citation:
Immacolata Saulle Hippenmeyer: Recensione di: Peter Hersche: Musse und Verschwendung. Europäische Gesellschaft und Kultur im Barockzeitalter, Freiburg-Basel-Wien, Herder Verlag, 2006. Prima pubblicazione in: Archivio Storico Ticinese, Vol. 151, pagine 163-166.

Redaktion
Veröffentlicht am
23.05.2013
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Die Rezension ist hervorgegangen aus der Kooperation mit infoclio.ch (Redaktionelle Betreuung: Eliane Kurmann und Philippe Rogger). http://www.infoclio.ch/
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